Wonka – Recensione

L’approccio di Paul King a questo Wonka è lo stesso con cui ci si avvicinò Tim Burton nel 2004: riutilizzare e reinventare un personaggio per renderlo estremamente diverso da quello portato al cinema da Gene Wilder, questo perché nello spettro di ilarità del personaggio partorito da Roald Dahl, Willy Wonka può essere un cinico imprenditore, una mente fantasiosa, folle e un po’ freak, ma anche un giovane dai grandi sogni e speranze che coniuga la magia al cioccolato.




Dei tanti ingredienti che cuociono cioccolato dolce e fondente, tutti si amalgamano per regalare un dolce dalle innumerevoli potenzialità, che si accontenta di accarezzare il palato di un pubblico generalista, proponendo la terza iterazione di Willy Wonka, rileggendola totalmente, renderla ancora una volta inedita, un terzo cioccolatino, tra i tanti i nostri possesso, con un gusto estremamente diverso.

Così Wonka deve ancora affermarsi per ciò che è, un mastro cioccolataio, per rinascere come un ragazzo povero e senza soldi, che ha speso tutto quello che aveva nello studio della cioccolata e della magia, coniugando queste due arti per partorire e creare prelibatezze per grandi e piccini.

Wonka

Wonka è un film di costumi e coprimari brillanti e al netto della libera ispirazione e modellazione della storia dai personaggi di Dahl, le radici sono forti, con una marcata inclinazione a mostrare una narrativa sempre sopra le righe, con personaggi miserabili quanto spietati, stretti in una burocrazia fatta di contratti con piccole clausole o peggio di una sinistra organizzazione criminale che vede riuniti i maggiori produttori di cioccolato che si uniscono per sconfiggere il nemico comune, Wonka.

Wonka è dunque l’arrivo del nuovo, è un taglio arcobaleno su una tela grigia fatta di miseria, visi tristi e sedentarietà, il tutto condito con delle metafore estremamente gustose, in particolare come il cioccolato non venga usato come cibo bensì come moneta di scambio, vera rappresentazione del potere, della politica, interessi personali e dentro c’è anche la chiesa.

Il Wonka di Paul King è dunque un inguaribile sognatore, che si ritrova dentro una sorta di film un po’ musical, un po’ commedia che si inclina ad alcune soluzioni vicini al thriller quando deve risolvere nodi attorno il passato di alcuni personaggi.

Wonka

L’opera appare dunque molto più studiata come un abito fatto su misura attorno a Timothée Chalamet che prende in ostaggio questo personaggio per uscire fuori da alcuni canoni e confermarsi come attore e talento estremamente versatile, con docili venature da personaggio svampito, ma dal cuore d’oro, uno stilema narrativo già visto nei due Paddington, firmati sempre da Paul King, che si diverte dunque a riproporre queste storie che sembrano sospese nel tempo, nella credibilità e razionalità.

Wonka in questo tessuto particolare di spazio sembra muoversi perfettamente lasciando i difetti a chiunque si sarebbe aspettato una fedeltà a due versioni cinematografiche assolutamente diverse tra di loro. A queste si aggiunge una terza che farà piacere come no, ma nel grande parco di gusti – cinematografici e di palato – di un Willy Wonka sembra essercene uno per ogni esigenza, con questo che si aggiunge al pantheon, in attesa di ulteriori sviluppo o retrogusti.

VOTO 7

WonkaGenere: commedia, musical
Publisher: Warner Bros
Regia: Paul King
Colonna Sonora: Joby Talbot
Interpreti: Timothée Chalamet, Olivia Colman, Calah Lane, Keegan-Michael Key, Hugh Grant
Durata: 116 minuti

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