FIFA 17 - Recensione

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[NB: Esattamente come accaduto con PES 2017, anche nel caso di FIFA 17 abbiamo ritenuto opportuno attendere di provare compiutamente l’online e le modalità a esso legate prima di dare un giudizio definitivo al titolo calcistico di EA Sports. La qui presente recensione è quindi divisa in due parti: la prima, pubblicata il 22 settembre, descrive la nostra esperienza lontano dai server, mentre la seconda, che trovate in calce e aggiunta qualche giorno dopo, chiude il cerchio trattando il multiplayer.]


Ho passato una giovinezza di sacrifici, con un pallone perennemente tra i piedi mentre gli amici percorrevano spensierati il viale del quartiere, pedalando sulle loro biciclette cromate e facendo suonare le ringhiere con un bastone. Ora sono qui, con addosso la maglia del Sunderland, seduto su una panchina di Anfield, in attesa che giunga il mio momento. Gareth, l’amico d’infanzia con cui ho percorso il viaggio, mi dà una pacca sulla spalla quando il mister mi invita a scaldarmi. La folla canta “You’ll Never Walk Alone”, ma il coro non è rivolto a me e ne sento il peso sulle spalle ogni nota che passa. Poco dopo, i tifosi del Liverpool intonano un laconico “Who are you?” nella mia direzione, proprio quando il quarto uomo solleva un cartello luminoso col mio numero di maglia. Varco la linea laterale, annuso l’aria e tocco l’erba con le mani, così da scolpire il momento nella memoria con tutti e cinque i sensi. “Who are you?”, ancora dalle gradinate. La risposta è nella mia testa: sono Alex Hunter, e sono qui per diventare il miglior calciatore al mondo.

UN VIAGGIO LUNGO UN GIOCO

Come avrete capito, prima di parlare di tutto il resto di FIFA 17 mi premeva iniziare da Il Viaggio, la nuovissima modalità Storia che – ve lo dico subito – da sola vale il prezzo del biglietto e potrebbe benissimo essere commercializzata come prodotto a sé da quanto è sfiziosa, seppur non lunghissima. Il Viaggio, come ormai sanno anche i sassi, ci mette nei panni di Alex Hunter, un giovane di belle speranze che deve fare a gomitate nello sporco mondo della Premier League, spronato dal nonno ex-calciatore e da una madre che ha speso la vita affinché il figliolo possa un giorno coronare il suo sogno. La narrazione indugia sui rapporti tra i personaggi (con tanto di alcune special guest), introducendo poco alla volta nuove figure che dovranno confrontarsi con la personalità che vorremo scolpire nell’animo di Alex, il quale suscita empatia da tutti i pori. All’interno di un plot che si sviluppa comunque linearmente, il nostro compito di videogiocatori è sfruttare i dialoghi a risposta multipla dai quali dipenderanno diversi fattori, dalla possibilità di guadagnare più soldi in carriera grazie al seguito sui social o di entrare nelle grazie di mister, dirigenza e compagni.

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Il Viaggio ci mette nei panni di Alex Hunter, un giovane di belle speranze che deve fare a gomitate nello sporco mondo della Premier League

Tra una scena d’intermezzo e l’altra c’è, ovviamente, da giocare. Principalmente, le fasi che si alternano sono due: gli allenamenti e le partite. Nel primo caso vengono proposti a rotazione tutti gli esercizi già presenti nelle Prove Abilità, mentre nel secondo si scende in campo e si gettano cuore e polmoni oltre l’ostacolo per trascinare la squadra al risultato migliore. Esistendo un mister gestito dalla CPU, non è nostro compito decidere il modulo, men che meno se Alex partirà come titolare o, invece, dalla panchina. A ogni modo, prima di ogni match ci viene chiesto se vogliamo prendere il controllo del nostro alter ego o di tutta la squadra, così che ognuno possa decidere autonomamente se concentrarsi sul solo protagonista o sull’intera compagine. Allenamenti e partite (queste ultime contemplano talvolta obiettivi secondari, come tirare un tot di volte verso la porta o raggiungere una certa valutazione a fine match) contribuiscono ad aumentare i parametri di Alex, cui si aggiungono perk che vanno sbloccati spendendo i punti abilità che si guadagnano proseguendo nell’avventura.

Se proprio va trovato un “difetto” ne Il Viaggio sta nella difficoltà nel raggiungere gli obiettivi proposti in partita qualora non si scelga di giocare come prima punta. All’inizio della storia ci viene difatti chiesto quale sia il nostro ruolo preferito, da scegliere tra attaccante centrale, esterno o fantasista: optare per uno degli ultimi due rischia, nella maggior parte dei casi, di tenere Alex troppo lontano dalla porta avversaria, lasciandoci poco agio per soddisfare le richieste più avanzate del mister qualora si subentri dalla panchina. Va anche detto che tra allenamenti e quant’altro si riesce comunque a portare a maturazione il ragazzino senza troppi patemi, e l’equilibrio è quindi sostanzialmente garantito.

STRUTTURALMENTE FIFA

Al di là del clamoroso innesto de Il Viaggio, la struttura di FIFA 17 ricalca in maniera quasi spudorata quella della scorsa stagione, mettendo sul piatto la solita pletora di modalità offline e online, sulle quali spicca ovviamente FIFA Ultimate Team, ovvero il bel giochino delle “figu” virtuali. In attesa di mettere alla prova FUT con l’online, vi segnalo la presenza di una sotto-modalità chiamata Sfida Creazione Rosa (gestibile anche da companion app), nella quale veniamo chiamati a costruire una squadra usando le figurine di scarto e a soddisfare requisiti via via più impegnativi, il tutto in cambio di ricchi premi e cotillon. Attenzione che un giocatore utilizzato in Sfida Creazione Rosa viene “bruciato” e non sarà più disponibile nel Club: va quindi prestata molta attenzione a ciò che si fa e va ponderata bene l’opportunità di sfruttarne qui le caratteristiche, anziché racimolare qualche spicciolo vendendolo all’asta.

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La struttura di FIFA 17 ricalca in maniera quasi spudorata quella della scorsa stagione

Qualche piccolo ritocco è stato apportato anche alla modalità Carriera, che ora contempla un menu di gestione delle finanze assai dettagliato e ben congegnato, oltre alla possibilità di creare un avatar vero e proprio che sieda in panchina. In aggiunta, sono presenti nuovi obiettivi divisi in cinque categorie la cui difficoltà varia da società a società, laddove i dirigenti possono chiederci di valorizzare i giovani della rosa o accrescere la fama del brand (magari aumentando il numero di abbonati); naturalmente, vanno anche soddisfatti gli obiettivi minimi sul campo, sia in patria che nel continente, alcuni dei quali possono richiedere anche due o tre stagioni complete prima di essere portati a termine. Infine, gli amanti del calcio dagli occhi a mandorla saranno felici di sapere che la J1 League è entrata nel roster dei campionati disponibili.

Non mancano all’appello nemmeno Stagioni (singole e co-op) e Pro Club, oltre alla possibilità di giocare un’amichevole con uno qualsiasi dei presenti nella nostra lista amici: tutte cose che andranno valutate nei prossimi giorni, quando i server saranno popolati e saranno spariti i cespugli rotolanti che li abitano al momento in cui scrivo queste parole.

FROSTBITE, AMICO MIO

Vediamo ora di disquisire su quanto succede sul terreno verde, pad in mano. La novità più eclatante (e immediatamente visibile) riguarda il cambio di motore grafico: FIFA 17 si aggiunge al gruppo dei giochi di EA diversamente motorizzati che sfruttano il Frostbite, un engine evidentemente capace di adattarsi a molteplici usi senza batter ciglio. Graficamente e tecnicamente FIFA 17 è un prodotto difficilmente criticabile, elegante com’è nel portarci dentro la partita con inquadrature e stacchi degni della miglior trasmissione sportiva.

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Equilibrio, fisicità e controllo di palla sono i nuovi punti cardine privilegiati da EA Sports

Detto questo, il passaggio al Frostbite apporta alcune novità anche dal punto di vista del gameplay vero e proprio, in particolare se si punta l’occhio alla presenza fisica dei calciatori. Per dire, il tasto per difendere palla è nettamente più performante rispetto alle precedenti edizioni: portare via la sfera a un atleta grosso e posizionato di spalle è una questione che si basa più sul tempismo che sui parametri del nostro giocatore. D’altronde – come già aveva scritto il buon Davide Mancini in una delle scorse anteprime – equilibrio, fisicità e controllo di palla sono i nuovi punti cardine privilegiati da EA Sports, e io non posso fare altro che sottolineare nuovamente questo concetto dopo tutte le ore che ho passato sul gioco per la stesura di questa recensione. Certo, il passaggio filtrante sulle fasce paga ancora, almeno ai livelli di IA più bassi (e in attesa di vedere che succederà contro avversari umani), ma il ventaglio di contromisure è aumentato, così come la necessità di produrre un calcio più ragionato rispetto a quello talvolta schizofrenico di un FIFA 15 a caso. Permane, semmai, un problema cronico di bilanciamento tra i livelli di difficoltà più bassi e quelli più alti, laddove la CPU non aumenta la presenza tattica dell’avversario ma pompa artificiosamente le caratteristiche dei singoli giocatori, tanto che a livello Campione anche il Crotone si esibisce in un giro palla talmente preciso da trasformarsi in un ostacolo ostico perfino per il Real Madrid di turno. Va detto che si tratta di un difetto che coinvolge un po’ tutti i giochi sportivi e dal quale – ho l’amaro sospetto – difficilmente ci libereremo in tempi brevi; alcuni ritocchini qua e là alle numerose slide dei parametri di gameplay (in particolare le due che che agiscono sulla velocità di dei passaggi e le chance di errore) bastano a tamponare un minimo, in attesa che EA Sports pensi a una soluzione più strutturale in un prossimo futuro.

Anche il sistema di controllo ha subito qualche variazione importante, in particolare nei calci piazzati. I corner sono stati ripensati, visto che ora esiste una sorta di mirino da muovere per suggerire al giocatore calciante la zona verso la quale indirizzare la palla. Allo stesso modo, calci di rigore e punizioni prevedono dapprima lo spostamento del calciatore con la levetta analogica destra (anche in avanti e indietro), mentre con la sinistra si impostano direzione ed effetto; la durata della pressione del tasto di tiro agisce anche sull’angolazione verticale, mentre la telecamera indugia alle spalle di chi ha calciato fino al primo impatto del pallone con qualsiasi cosa. All’inizio può sembrare complicato, ma basta prenderci un po’ la mano per apprezzare la maggior libertà che un sistema così pensato dona al giocatore: è in particolar modo la gestione della rincorsa la variabile che cambia totalmente le carte in tavola, tanto che con un po’ di esercizio e il giusto atleta ci si può esibire in preziosissimi calci di punizione a effetto col collo esterno del piede, come il miglior Roberto Carlos insegna.

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FIFA 17 ce la fa alla grande su più fronti

In attesa di testare per davvero le modalità online, quindi, mi sento di chiudere questa prima parte di recensione con un giudizio preliminare che dice sì… FIFA 17 ce la fa alla grande su più fronti, nonostante ospiti nel nome quello che per noi italiani è l’emblema della sfortuna. Che sia la volta buona per ribaltare la brutta nomea che il numero 17 si porta addosso? Chissà che ne pensa il povero Zapata, che il 17 lo porta sulla maglia e non ha ancora giocato un solo minuto della stagione…


L’ONLINE: PIÙ CROCE CHE DELIZIA

Dopo un po’ di sere (e notti) passate sui verdi campi dell’online, è ora di aggiungere due righe a questa recensione, e trarre finalmente un giudizio. Per farlo, occorre tracciare un solco netto tra l’esperienza in singolo, quella in multiplayer locale o online tra amici, e infine quella in multiplayer nelle varie modalità che poggiano sul sistema di matchmaking, che invero poche non sono. La prima cosa da dire, prima di addentrarmi nel discorso appena imbastito, è che il netcode di FIFA 17 funziona alla grande, ma proprio bene bene: per dirlo io, che ho una connessione talmente scalchignata che per giocare devo staccare da internet tutte le altre periferiche di casa, vuol proprio dire che il lavoro, da questo punto di vista, è stato perfino migliore di quello già buono degli scorsi anni.

La maggioranza degli avversari che ho incontrato online ha giocato TUTTA nella medesima maniera

Veniamo ora a discutere del multiplayer in senso stretto. La mia esperienza, dopo una quarantina di partite giocate online (tra Stagioni e FIFA Ultimate Team), non è particolarmente positiva. Il motivo? Sembra di essere tornati indietro di un paio d’anni, a quel FIFA 15 che online aveva mostrato pecche non indifferenti di tenuta difensiva di fronte alla “malizia” umana. La situazione non è invero così disastrosa, ma l’involuzione rispetto a quella più rosea di FIFA 16 è evidente, e lo dimostra il fatto che la maggioranza degli avversari che ho incontrato ha giocato TUTTA nella medesima maniera, ovvero palla a terra al giocatore veloce e tecnico, e via di dribbling a non finire: impossibile opporsi col pressing, per quanto efficace; difficile anche portare un contrasto efficace, quando lo zigzagare continuo dell’avversario in possesso palla spinge ad andare per pascoli i difensori gestiti dall’Intelligenza Artificiale, nonostante le buone intenzioni di quello sotto il nostro diretto controllo. Ribadisco che non siamo ai livelli di FIFA 15, ma insomma… non è che mi sia particolarmente divertito, anzi.

Chiaramente, quando si è fortunati il matchmaking pesca la mosca bianca e allora ce la si spassa, a prescindere dal risultato finale. A me, purtroppo, è capitato UNA volta sola, con un povero ragazzo belga che – come me – si è detto disperato perché si è trovato quasi esclusivamente a giocare contro gente con le ragnatele sul tasto del lancio alto o dei cross: quella sì che è stata una gran partita (per la cronaca, terminata 3-3), tanto che ci siamo aggiunti l’un l’altro in lista amici. Ecco… il multiplayer di FIFA 17, a mio avviso, va vissuto così, in scioltezza e relax, organizzando match tra persone che si conoscono e che preferiscono dedicarsi al “bel giuoco”, e non alla ricerca del risultato a tutti i costi; meglio ancora in locale, con birre ghiacciate e patatine per tutti, come peraltro ho scritto di recente qui.

FIFA 17 mette sul piatto alcune novità importanti, come l’uso del Frostbite e la modalità Il Viaggio. Entrambe le cose funzionano assai bene e il divertimento è garantito, specie affrontando la CPU in tutte quelle modalità che prevedono il gioco in singolo. Alcuni problemi emergono al momento di andare online, quando la furbizia umana riesce troppo spesso ad avere il sopravvento sul resto, come accadeva in parte ai tempi di FIFA 15. Se siete cultori di finezze tattiche, cercate un minimo di armonia nello sviluppo della manovra e mal sopportate i videogiocatori che fanno i “fenomeni” col Cristiano Ronaldo di turno, allora il multiplayer di FIFA 17 potrebbe darvi più di qualche motivo per lanciare il joypad dentro al televisore, al contrario delle ottime modalità offline. Uomo avvisato…

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Pro

  • Il Viaggio, seppur breve, è interessante ed “empatico”.
  • Il Frostbite non si limita a introdurre ritocchi estetici, ma impatta (bene) anche sulla fisica.
  • Una volta padroneggiate, le nuove dinamiche sui calci da fermo regalano gran soddisfazioni.
  • FUT è la solita droga.

Contro

  • CPU un po’ troppo “skillata” ai livelli di difficoltà alti.
  • L’online è eccessivamente popolato da furbetti col dribbling facile, cui è problematico contrapporsi con efficacia.
  • FUT è la solita macchina mangiasoldi.
8.6

Più che buono

Detto, fatto, un po' matto. Il Kikko redazionale passa per vecchio e stanco, ma è quello che porterà un fiore, un mouse e una tastiera sulle tombe di tutti gli altri loschi figuri che gravitano per le nebbiose vie di TGM.

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