Virginia - Recensione

PC PS4 Xbox One

Sin dai titoli di testa, Virginia mette in chiaro due particolari relativi alla sua natura: da una parte la volontà di intrattenere con una buona storia prima ancora che con un gameplay memorabile, utilizzando tecniche e linguaggio tipici di una produzione cinematografica; dall’altra rende palese la sua origine a ogni amante della settima arte con un incipit che è la riproposizione fedele dell’iconica scena che apre Mulholland Drive.

Virginia immagine PC PS4 Xbox One 10

Gli sviluppatori di Variabile State sembrano innamorati della produzione di David Lynch

Il tratto d’unione delle due caratteristiche è un linguaggio potente come un urlo in piena notte e altrettanto dirompente: Virginia mira a raccontare una storia onirica e lisergica, che parla per immagini e intende “mettere al suo posto” il giocatore, relegandolo spesso e volentieri al ruolo di semplice spettatore, come dimostrano i tagli bruschi nel montaggio, l’incedere ritmato e la volontà di non distrarre mai con scritte, fotografie o dialoghi.

Virginia, griffato 505 Games e sviluppato dal talentuoso studio britannico Variable State, è muto e fa dello staging, la pura composizione visiva del quadro, la sua forza. A sottolineare le azioni dei protagonisti ci pensa solo Lyndon Holland che, con la splendida colonna sonora eseguita dall’orchestra filarmonica di Philadelphia, regala l’unica “voce“ necessaria alla produzione. Ma come si incastra Virginia, piccola storia (dura un paio d’ore e costa come il biglietto di un film) piena di riferimenti al cinema d’autore, nel capriccioso mondo dei videogiochi?

SILENCIO!

Raccontarvi Virginia equivarrebbe a togliervi un po’ della sorpresa e della magia che lo contraddistinguono. Vorrei quindi limitarmi all’indispensabile per darvi un’idea del tono della narrazione e dell’incipit del racconto.

Virginia immagine PC PS4 Xbox One 11Anne Tarver è una giovane recluta dell’FBI, una ragazza che nel cuore coltiva il sogno di scalare i vertici del Bureau per occupare poltrone sempre più prestigiose. Il ricordo più caro che ha è legato proprio a quella cerimonia di investitura, quando il vicedirettore le ha consegnato il distintivo di fronte a una folla plaudente. Da qualche tempo, però, Anne è tormentata da incubi strani: osserva casa sua dal punto di vista di un estraneo (arrivando perfino a sorprendere se stessa rannicchiata nel letto in camera), mentre una luce rossa e inquietante filtra dalle porte socchiuse e promette accesso a chissà quali mondi nascosti. L’occasione per far carriera le arriva proprio dal vicedirettore in persona: dovrà investigare sulle stranezze di una sua collega, Halperin, che si sta occupando del classico caso di sparizione di un minore nella piccola comunità chiamata Kingdom. Halperin è eccentrica, malvista e burbera, ma quando l’indagine entra nel vivo, Anne scopre di avere molto in comune con la donna.

Virginia, titolo sviluppato dal talentuoso studio britannico Variable State, è muto e fa dello staging, la pura composizione visiva del quadro, la sua forza

Come nell’incipit del gioco, anche nel resto dell’opera i riferimenti cinematografici sono tantissimi. Gli sviluppatori di Variabile State sembrano innamorati della produzione di David Lynch in particolare (e dagli torto!), e hanno inserito nella loro creatura una storia che ne ricalca spietatamente gli stilemi: Virginia è il racconto di una donna divisa a metà, combattuta tra l’immagine che ha di sé e quella che deve dare in pasto agli altri. Una storia di Doppelgänger, a voler esagerare, di dualismo spirituale e fisico concretizzato da un subconscio che partorisce sogni sempre più vividi, mescolando reale e fittizio in una pappa irriconoscibile. La commistione vibrante tra sogno e realtà gioca tutta sull’intersezione di due piani che si inseguono lungo la durata del racconto, toccandosi, scambiandosi di posto e confondendo il giocatore. Se, come me, siete amanti di questo tipo di racconti che vi tormentano il cervello, allora Virginia è il gioco che fa per voi.

UN NEGOZIO CONVENIENTE

Come dicevo in apertura, Virginia palesa piuttosto presto la volontà di lasciare ai margini l’interazione del giocatore. Questo significa che, in un titolo in cui tutto il racconto è narrato attraverso le immagini, il compito più “difficile”, nonché la vera sfida, è dettato dalla qualità della trasmissione tra occhio e cervello, piuttosto che dalla velocità del segnale di coordinazione tra occhio e mano.

Virginia immagine PC PS4 Xbox One 03

Il compito più “difficile” è dettato dalla qualità della trasmissione tra occhio e cervello, piuttosto che dalla velocità del segnale di coordinazione tra occhio e mano

Pensate a un qualsiasi thriller e toglietegli i dialoghi, avrete così un’idea di quanto possa essere difficile e ambizioso il piglio di Virginia. Non verrete chiamati a trovare una soluzione al caso, né a prendere decisioni di sorta a proposito del destino dei personaggi. Il titolo, invece, vi sfida a catalogare mentalmente gli avvenimenti, sistemarli in un ordine tale che tutto abbia senso per il vostro cervello. È una sfida difficile e decisamente non banale, che potrebbe competere con una qualsivoglia combinazione di tasti, per quanto ardita.

Gli avvenimenti del titolo sono spesso criptici, legati a visioni oniriche, simbolismi spietati e a un potentissimo senso del racconto, che cresce accompagnato da una OST fenomenale. Questa è, in un certo senso, una caratteristica invalidante per coloro che mal digeriscono quel genere ormai ufficialmente etichettato come “walking simulator”, perché Virginia ne è forse la rappresentazione più tangibile.

FUOCO CAMMINA CON ME

Per le due ore che offre, Virginia mi ha tenuto col fiato sospeso, raccontandomi una storia che non dimenticherò facilmente: un racconto maestosamente convoluto, farcito da immagini difficili da decifrare specialmente perché prive di accompagnamento verbale.

Virginia immagine PC PS4 Xbox One 09

Virginia è forse la rappresentazione più tangibile di un “walking simulator”

Se amate questi giri di giostra coraggiosi, che altro non sono che il racconto di una storia attraverso un mezzo interattivo (anche se l’interazione è ridotta al minimo, come in questo caso), allora Virginia parla proprio a voi, popolo adorante di David Lynch. Sognatori in una Los Angeles tormentata dal fantasma della celebrità, teenager infestati dallo spettro di una famiglia disfunzionale nella perfida e marcia provincia americana o giovani agenti dell’FBI arrivisti e spietati.

Nonostante la componente interattiva ridotta ai minimi termini, Virginia è una splendida storia che pesca a piene mani dalla cinematografia weird di David Lynch per raccontare una vicenda altrettanto folle e carica di simbolismi. Se vi piace mettere in moto il cervello al costo di “subire” semplicemente un racconto interessante, allora comprate il biglietto e accomodatevi. Se invece cercate una sfida che possa infiammarvi i polpastrelli passate pure oltre.

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Pro

  • Storia intrigante.
  • Stile di narrazione unico e geniale.

Contro

  • L'interazione è davvero ridotta al minimo.
  • Non risulta sempre leggibile.
8

Più che buono

Avete presente quelle persone che sembrano un po’ ciula, ma poi non lo sono affatto? Ecco… non è il caso di Fabio, battezzato in tanti di quei modi da fare il giro (scegliete voi tra De Luigi, Stefano Accorsi o Stanis). Per lo meno ci mette l’anima, nonostante proprio non gli riesca di pronunciare “pala eolica” come a tutti i comuni mortali.

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