LEGO Marvel's Avengers - Recensione

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I mattoncini LEGO sono creati con degli stampi, lì in Danimarca. È un fatto noto, ma probabilmente negli uffici dei Traveller’s Tales, lì a Knutsford, usano un sistema molto simile per realizzare i videogiochi basati sul gioco di costruzioni più famoso del mondo. È superfluo girarci attorno: LEGO Marvel’s Avengers non sarà il titolo in grado di conquistarvi, se trovate indigesto lo schema di gioco a base di blandi nemici e semplici puzzle che continua a essere ricalcato praticamente dal 2005, anno di pubblicazione del fortunatissimo LEGO Star Wars: The Video Game. Cambiano personaggi e ambientazioni, ma se avete già familiarità con la premiata formula, allora sapete cosa aspettarvi dal secondo titolo LEGO basato sugli eroi della Casa delle Idee.

“HEY BEL FUSTO, IL SOLE STA CALANDO…”

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Correva il 2013, quando il gagliardo LEGO Marvel Super Heroes imbastiva sui nostri schermi uno spettacolare crossover tra supereroi, chiamando a raccolta pesi massimi come l’Uomo Ragno e i Vendicatori in una lunga e gustosa campagna contro un Dottor Destino inebriato dai poteri cosmici di Silver Surfer. Per certi versi, l’oggetto di questa recensione deve abbassare lo sguardo davanti ai fasti di un tempo, offrendo uno schieramento di eroi certamente massiccio (duecento personaggi sbloccabili), tuttavia privo di iconici elementi quali il già citato arrampicamuri, i Fantastici Quattro o l’intera cricca mutante.

LEGO Marvel’s Avengers non sarà il titolo in grado di conquistarvi, se trovate indigesto lo schema di gioco che si ripete quasi invariato dal 2005

È il prezzo di un’ambientazione che pesca dichiaratamente dalla fase due dell’universo Marvel cinematografico, interpretando nella solita parodia a base di mattoncini scene tratte dai due Avengers e da pellicole come Iron Man 3 e Thor: the Dark World, intrecciando il tutto in un’unica linea narrativa in elegante equilibrio tra presente e passato. Il risultato è apprezzabile, con scene oramai entrate di diritto nell’immaginario cinematografico nerd prese in giro da un umorismo tanto spassoso quanto rispettoso del materiale originale, che non mancherà di strappare una risata al fan dell’ultim’ora e al veterano dell’epoca Corno, impegnato a cogliere questa o quella citazione. Buona parte del successo di una formula – anche troppo – rodata è come sempre da attribuire ai personaggi su cui mettere mani, una schiera di eroi, cattivi o semplici comparse immediatamente riconoscibili tra poteri, animazioni personali e attacchi combinati, forse l’unica, vera novità di questo episodio. C’è una grandissima personalità racchiusa in quei duecento pupazzini, con chicche come Maria Hill che chiama a raccolta un paio di agenti dello S.H.I.E.L.D. o il verdissimo Hulk interpretato dal mitico Lou Ferrigno, che all’occorrenza può tornare nei panni di Bruce Banner sciacquandosi di dosso la vernice!

Riuscire a sbloccare i duecento personaggi è parte del divertimento del gioco

Come da copione, sbloccarli è parte del divertimento e vero stimolo dietro la longevità di un’esperienza che, altrimenti, si assesterebbe su una dozzina scarsa di ore. Chi vuole tutto dovrà sicuramente giocare più volte le quindici missioni, attivando la modalità libera per affrontare nuovamente le sfide con eroi e poteri adatti a risolvere gli enigmi opzionali, oltre a esplorare da cima a fondo aree free roam come una gigantesca Manhattan o la fattoria di Occhio di Falco, alla ricerca di segreti e missioni secondarie. È un modo brillante per estendere l’interesse oltre i titoli di coda, ma resta la sensazione che la serie LEGO necessiti ardentemente quella mano di vernice in grado di svecchiare una formula un po’ stantia, accompagnata da magagne oramai storiche sempre presenti, come il rilevamento di collisione nei salti che continua a fare un po’ di testa sua.

“È ADOTTATO”

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Per lo meno la presentazione ha tratto vantaggio dallo scintillante mondo della celluloide, con la potentissima colonna sonora di Alan Silvestri che sottolinea frasi e dialoghi direttamente prelevati dal grande schermo, a loro volta completate da registrazioni nuove di zecca ad opera di attori come Clark “Phil Coulson” Gregg, mentre un motore grafico discretamente scalabile offre paesaggi, situazioni e fondali convincenti come nel caso dell’incursione sul treno dell’Hydra visto nel primo Captain America, tra neve, elettricità e velocità mozzafiato. Tutto bello, anche se le esigenze di copione giocano a volte brutti scherzi durante la modalità per due giocatori in locale, da sempre punto di forza della saga. Ci sono infatti momenti in cui l’azione è incentrata su un determinato personaggio, come nell’assalto alla contraerea nel castello del Barone Strucker da parte di Cap o durante la scazzottata tra l’armatura Hulkbuster e il gigante di giada, dove chi non controlla il protagonista della scena è semplicemente costretto ad aspettare, girandosi i pollici. Capita raramente, certo, però è davvero fastidioso rimanere lontano dai riflettori proprio in quei momenti…

LEGO Marvel’s Avengers è l’ennesimo compito ben fatto da parte di Traveller’s Tales, un risultato apprezzabile privo però di quella scintilla in grado di conquistare i detrattori dei giochi LEGO e far innamorare di nuovo chi segue la saga dall’inizio. Mi infastidisce un po’ vedere personaggi come Pantera Nera e il Doctor Strange tenuti in disparte per i DLC prossimi venturi, magari per cavalcare il successo dell’imminente Civil War, che avrebbero però rimpolpato un roster massiccio ma allo stesso tempo incompleto. Fate così: se amate Wolverine, l’Uomo Ragno o Venom ripiegate sul vecchio ma sempre ottimo LEGO Marvel Super Heroes senza il minimo timore, altrimenti considerate l’acquisto del qui presente Marvel’s Avengers. Sempre che non ne abbiate fin sopra i capelli di mattoncini vari, ovviamente.

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Pro

  • Parodia divertente e fedele al materiale originale.
  • Straripante di segreti e personaggi da sbloccare.

Contro

  • Template di fondo sempre uguale.
  • Roster massiccio ma incompleto.
7.5

Buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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