Bluethroot, sviluppato da Fortuna Imperatore (Axel Fox), è il racconto struggente della Generazione Z per la generazione passata ma anche, e soprattutto, per quella futura. In collaborazione con Francesca Balestri, Daniele Sichetti, Andrea Fusti e Argomedia.

Sviluppatore/Publisher: Axel Fox / Argomedia Prezzo: 6.89 euro Localizzazione: Presente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC Data d’uscita: Già disponibile

Vivere è sempre più dura, in questo momento storico. Lo è per chiunque, al momento, è costretto sopportare i macigni della storia e le loro conseguenze, sfilacciato e disilluso, provato e stanco. È un mondo complesso, quello là fuori, e nessuno si ferma un momento, nessuno ha voglia di ascoltare, sentire cosa dice l’altro, o dare la dovuta attenzione, all’altro. Quindi si vive con la costante sensazione di essere all’interno di una sorta di grande e immensa ruota che non porta da nessuna parte, se non al punto iniziale, lo stesso da cui si cerca di scappare per vivere nuovamente.




Il racconto di Bluethroot, a opera dell’autrice di Freud’s Bones, suona tonante con la più complessa sinfonia di Beethoven. Allo stesso modo, però, c’è una riflessione, che non sono riuscito a levarmi di dosso quando ho concluso l’opera, ora disponibile su PC (Steam), e per trovarci un senso sono costretto a citare Il Grande Gatsby: “Gatsby credeva nella luce verde, nel futuro orgastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Ieri c’è sfuggito, ma non importa: domani correremo più forte, allungheremo di più le braccia. Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”.

Una storia che parla della nostra generazione

La storia di Andrea, protagonista di Bluethroot, potrebbe essere la tua, la mia o di chiunque altro, in questo momento, prova sensazioni del genere. Tenta di correre ma non riesce a stare al passo, poiché è ferito nell’animo, specie a causa della noncuranza della società e del mondo che si ritrova a vivere, prosciugato dal valore dell’empatia, ma soprattutto del buono, quello reale, quello che può fare del bene. In questa nuova opera dedicata alle scuole, ma anche un po’ alla nostra generazione e alla generazione Z, si scopre qualcosa di più su cosa rimane e, soprattutto, su cosa può essere utile agli altri. Ma meglio andare con ordine.

LE TEMATICHE DI BLUETHROOT

Andrea si trasferisce a Foggia, in Puglia. Non è affatto contento, come non lo sarebbe qualcuno costretto a lasciare la propria terra per ricominciare da qualche altra parte. Una nuova scuola, altri compagni di classe e sì, pure i classici patemi che non mancano mai agli adolescenti di oggi. La trama di Bluethroot, in tal senso, spinge a domandarsi esattamente cosa provano quei ragazzi che si sentono in questo turbinio di sensazioni ed emozioni che, a volte, non riescono completamente ad assorbire e a riconoscere.

L’importanza di riconoscere i comportamenti è fondamentale: Bluethroot è un ottimo insegnante

Parlo da fratello maggiore, eppure da interessato, considerando che faccio parte della Generazione Z: i ragazzi vanno ascoltati, supportati e agevolati nel percorso che intendono seguire. La società italiana, per un motivo o per l’altro, è terribilmente opprimente. Bluethroot ha l’obiettivo, però, di essere un videogioco formativo quanto, comunque, di dare un concreto valore alla forma dell’arte più che al mercato in sé. Lo si comprende dalle sue tematiche, che preferisco non raccontare apertamente, rischiando così di vanificare il messaggio finale della produzione: c’è il bullismo, c’è l’autolesionismo, c’è il maschilismo e l’insicurezza. L’obiettivo del gioco, in tal senso, è aiutare quegli stessi ragazzi che, per un motivo o per l’altro, si ritrovano esattamente nella stessa situazione di Andrea.

Al tempo adoravo ascoltare i Blink 182.

Sarebbe semplicistico dire che tutti, nel bene o nel male, ci ritroviamo sulla stessa barca. Bluethroot, però, lo sottolinea costantemente, urlando digitalmente cosa intende manifestare: a furia di ignorare, talvolta, qualcuno si perde e non torna più; che, se finisce male, davvero male, niente è facilmente risolvibile. E in Bluethroot questo è raccontato in modo particolareggiato e profondo, leggero e tagliente, dando modo al giocatore di vivere una situazione intricata e complessa mentre si domanda sulla propria esistenza. È un valore psicologico e terapeutico importante riconoscere di avere delle difficoltà, specie quando è necessario interfacciarsi con la realtà e capire che no, a volte è necessario quell’aiuto in più. Un aiuto che Andrea è ben felice di dare. Lo fa casualmente? E se lo fa, a che pro? No, lo fa perché si riconosce nelle parole di Pink: “La gentilezza è ribellione”. Poi, lo ammetto, il videogioco ha lasciato anche spazio alle risate: vedere la foto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un videogioco vale tutta l’esistenza umana.

UNA SEMPLICE AVVENTURA NARRATIVA

Bluethroot è un’avventura grafica come se ne potrebbero provare tante nel mercato, per cui non inventa la ruota, ma non è questo il suo scopo. È un punta e clicca in cui si evidenziano oggetti, scegliendo come interagire con questi ultimi per poi entrare in contatto con i personaggi. Andrea, per collegarsi con quello che è giusto e con quanto è facile, conserva delle cuffie in cui ascolta le frequenze per trovare le persone in difficoltà. Nella struttura ludica, infatti, c’è un’ispirazione alla serie Persona: un graditissimo omaggio è Andrea che cerca di togliere l’app dallo smartphone esattamente come ha cercato di fare Joker nel quinto capitolo del franchise.

Probabilmente uno dei momenti più emozionanti di Bluethroot.

Da questo punto di vista, anche perché Bluethroot è un videogioco interamente dedicato alle scuole, ciò si ricollega al racconto. Interagire con una persona in difficoltà diventa una missione, in cui si deve cercare di preservare il proprio interlocutore ed essere gentili e comprensivi. Ogni risultato positivo ottenuto, infatti, consente di aumentare le proprie proprietà sociali con qualcun altro. Al riguardo, è l’esercizio finale del gioco: cercare di comprendere l’altro e mettersi in contatto con quest’ultimo, per poi proteggerlo, anche, a volte, da sé stesso. A funzionare egregiamente sono poi le animazioni dei personaggi e le loro espressioni facciali.

Sentirsi persi, perduti e poi ritrovarsi. Già, era strano essere adoloscenti, a quel tempo. Dovremmo chiederlo ai nostri ragazzi, ora, come si sentono.

Per chi è stato abituato bene con Freud’s Bones, sono presenti dei minigiochi in cui è necessario interagire con gli scudi (utilizzo questo termine per non divagare troppo) e spezzare così quel velo che non consente di mostrare il vero “Io” dei comprimari all’interno della produzione. È un videogioco intimista, Bluethroot, concentrato unicamente per fare del bene e raccontare la Generazione Z sotto un’altra luce. Non dimenticherò facilmente le musiche scelte per l’occasione, davvero deliziose e particolari, nonché efficaci e dolci. E sulla longevità, per quanto breve, nulla da dire: è un videogioco con un preciso obiettivo.

In Breve: Un’opera semplice e affascinante quanto efficace e potente. Andrea si ritrova a vivere sé stesso negli occhi e nei comportamenti altrui all’interno di un’avventura narrativa potente che mette sul piatto i disagi e le problematiche della Generazione Z. Una prova concreta e riuscita, a nostro parere.

Piattaforma di Gioco: Steam Deck e PC
Com’è, come gira: L’ho giocato interamente su Steam Deck. Pur non essendo verificato, la macchina di Valve ha soddisfatto pienamente le aspettative. Il gioco gira liscio liscissimo.

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • Molto particolareggiato / Animazioni fantastiche / Composizioni commoventi / Tematiche trattate con attenzione e cura

Contro

  • Peccato per la longevità
8

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

Password dimenticata