The Cub – Recensione

PC PS4 PS5 Switch

The Cub è un platform vecchio stile che va ad arricchire l’universo narrativo di Demagog Studio, pur avendo qualche difetto e complessivamente meno mordente dei precedenti titoli del team.

Sviluppatore / Publisher: Demagog Studio / Untold Tales Prezzo: € 14,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: +12 Disponibile su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch

Tutto è politica, l’arte è politica, i videogiochi sono politici. Se volete la politica fuori dai videogiochi, The Cub non fa per voi, questo team di sviluppo non fa per voi. Se invece state ancora leggendo, parliamo prima un po’ di Demagog Studio. Sul loro sito c’è scritto “creiamo contenuti digitali per una generazione che vivrà per assistere alla fine dei tempi”. La prima cosa realizzata da questo team serbo – ma localizzato nell’antropocene – è stato un gioco di golf per cellulari che racconta un pianeta Terra distrutto dal riscaldamento climatico e un’umanità in fuga su Marte. Quel gioco si chiamava Golf Club Wasteland, ci ho giocato nel 2021 quando arrivò su Switch, e adesso si chiama Golf Club Nostalgia – per problemi legali.




Cosa c’entra questo con The Cub? Potremmo in pratica definire quest’ultimo un pre-sequel ambientato nello stesso setting con gli stessi protagonisti, circa. L’obiettivo di Demagog Studio in questi anni è stato più quello di costruire un universo narrativo complesso e articolato, capace di veicolare un messaggio, anziché concentrarsi sulla cura degli aspetti ludici. Un immaginario in cui gli esseri umani sono riusciti a portare la Terra al collasso, allo scioglimento totale dei ghiacciai, all’invivibilità definitiva del pianeta. E nonostante questo i ricchi e potenti ne sono usciti comunque relativamente tranquilli, fuggendo a vivere una vita (triste) su Marte.

The Cub ci riporta in alcuni luoghi già visitati in Golf Club Nostalgia, ed è un piacere ritrovarli con questo look rinnovato.

Al tempo stesso il team di Belgrado guidato da Igor Simić, Stepko e Shane Berry ha lavorato per definire una propria identità artistica e sonora. Il filo conduttore potremmo identificarlo facilmente in quella Radio Nostalgia From Mars che accomuna Golf Club e The Cub.

Una Terra al collasso, ghiacciai sciolti, pianeta tossico. E nonostante questo i ricchii ne sono usciti relativamente tranquilli, fuggendo a vivere una vita (triste) su Marte

Tuttavia ampliando il discorso è evidente l’importanza che hanno voluto dare alla radio come accompagnamento in generale, tanto da inserirla come elemento ricorrente anche in Highwater – titolo mobile del 2023 ambientato nello stesso universo prima degli eventi che hanno portato i sopravvissuti su Marte – per quanto sia una stazione diversa con una funzione narrativa diversa. Il lavoro di narrazione ambientale non si ferma però alla radio, ma si articola anche nei vari collezionabili sparsi in giro che contribuiscono al racconto come tessere di un mosaico, cifra stilistica dello studio.

THE CUB: PLATFORM ALL’ANTICA

The Cub ludicamente parlando è un platform vecchio stile, puro e semplice, come un vecchio Tarzan per PlayStation 1 o un Donkey Kong Country. Strutturato in livelli sequenziali che ci mettono nei panni di questo cucciolo che dà il titolo al gioco, bambino mutante sopravvissuto alla “fine del mondo”, sorprendentemente in grado di resistere alle radiazioni e alle esalazioni tossiche che il pianeta adesso emana. Cresciuto dai lupi, questo bambino si aggira selvaggio per le wasteland, e incontra alcune spedizioni di marziani che, come appunto in Golf Club, tornano sulla terra per giocare a golf.

Il bambino per buona parte del gioco è in fuga da questi marziani che tentano di catturarlo, e il suo atteggiamento al riguardo è abbastanza irriverente.

Da qui prendono il via una serie di eventi che vedranno il piccolo braccato, prima per effettuare esperimenti scientifici sulla sua incredibile resistenza, poi forse anche per cancellare le tracce della sua stessa esistenza, in qualche modo inammissibile per gli invidiosi marziani costretti a bere il proprio piscio e vivere sempre chiusi nelle loro bocce di vetro. The Cub ci porta di livello in livello a esplorare varie zone della terra in rovina, alternando a volte le acrobazie e i salti mortali a delle fasi stealth in cui evitare di farsi scoprire dai marziani, e ad altre di vera e propria fuga.

Un pianeta ormai prosciugato.

Il tutto è accompagnato dal ritorno di Radio Nostalgia From Mars, questa stazione radiofonica che arriva direttamente da Marte e che il nostro protagonista può sentire dopo aver rubato il casco spaziale dal cadavere di un marziano. Cosa che tra l’altro gli permetterà, a suo dire, di imparare la lingua che parlano questi invasori, per lui che è cresciuto selvaggiamente. Anche in questo caso lo speaker alterna pezzi di vario genere a piccoli discorsi sulla vita sul pianeta rosso, che dissimula con fittizia tranquillità nel maldestro tentativo di convincere i suoi ascoltatori della bellezza di questa nuova vita. Maldestro perché, come testimoniano anche in questo The Cub le interviste che ogni tanto vengono mandate in onda dallo stesso DJ, si tratta davvero di una vita di nostalgia della semplicità e della purezza di quella precedente, sulla terra.

PASSI INDIETRO E PASSI AVANTI

Bisogna ammettere che il lavoro fatto su Golf Club per quanto riguarda la radio era effettivamente superiore, sia nella scelta dei pezzi musicali – più variegati – sia nel numero e nella qualità delle interviste, che in The Cub non raggiungono quella profondità a tratti toccante del titolo precedente. In ogni caso dove non riesce ad arrivare la narrazione “sonora” il gioco compensa con una maggiore cura nei dettagli ambientali, e utilizza libri, giornali, messaggi e trasmissioni televisive che troviamo in giro per arricchire e approfondire il mondo. Non mancano anche qui una serie di rimandi al capitalismo che ha portato alla rovina il pianeta fittizio come sta portando alla rovina il nostro reale, con strizzate d’occhio a Jeff Bozo, a Fakebook, a Goopgle eccetera.

La techno ritorna anche in questo The Cub, con il pezzo iconico “Repetition” che qui viene… Ripetuto.

Va sottolineato anche che The Cub purtroppo sbaglia in modo evidente il posizionamento dei checkpoint molto spesso, nel tentativo di aumentare la difficoltà. Soprattutto avvicinandosi al finale alcuni di questi sono risultati davvero frustranti nel voler essere punitivi. Da segnalare anche alcuni piccoli bug audio e dei sottotitoli, che portavano in alcuni casi l’accompagnamento musicale a spegnersi del tutto o i sottotitoli stessi a scomparire, cosa piuttosto fastidiosa essendo un gioco che basa molta della sua narrativa sull’audio.

The Cub è un buon platform, un passo avanti sul piano ludico e un passo di lato nel continuare ad arricchire il mondo narrativo disastrato di Demagog Studio

Complessivamente The Cub è un buon platform, un passo avanti sul piano ludico per Demagog Studio e un passo di lato nel continuare ad arricchire sia questo mondo narrativo disastrato, sia il loro stile artistico. Un’esperienza complementare sia al precedente Golf Club Nostalgia sia a Highwater, che porta avanti ulteriormente un discorso politico ambientalista, ricordandoci che abbiamo un solo pianeta e che lo stiamo distruggendo. A tutto questo aggiunge anche un messaggio anticolonialista, di riappropriazione della natura nonostante tutto, di vita che trova la strada anche attraverso strati di cemento e radiazioni, e che non ci sta a lasciarsi intrappolare dal ritorno di egoisti invasori esterni.

In Breve: The Cub è un bel gioco, un buon platform complessivamente, che si lascia giocare per quelle cinque o sei ore che dura con piacere pur rappresentando una sfida non esattamente banale. Le ispirazioni dal passato si vedono, e si vede pure la voglia di raccontare in modo originale del team serbo, seppure ci sia ancora da fare nel processo di rifinitura del comparto strettamente ludico. Qualche inciampo, tra bug e checkpoint mal distribuiti, e complessivamente una narrazione meno impattante del precedente Golf Club Nostalgia rendono The Cub leggermente meno memorabile di quanto ci saremmo aspettati, pur essendo comunque un’esperienza validissima.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel Core I710850H, 32 GB di RAM, NVIDIA Quadro T2000, SSD
Com’è, Come Gira: Sul notebook non da gaming su cui abbiamo giocato il gioco girava quasi stabilmente a 60fps e 4k, con dei cali sporadici attorno ai 45-50 fps.

 

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Pro

  • World building notevole / Sezioni platform interessanti / Colonna sonora eccellente

Contro

  • Qualche bug di troppo / Checkpoint mal distribuiti
8

Più che buono

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