Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy – Recensione

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La seconda trilogia dell’iconica visual novel Capcom, Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy, torna in un’unica collection di grande valore ludo-narrativo.

Sviluppatore / Publisher: Capcom / Capcom Prezzo: 49,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PlayStation 5, PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox Series X|S, Xbox One Data d’uscita: 25 gennaio 2024

Si sa, quando si scrivono le anteprime bisogna essere sempre un po’ vaghi, è il gioco delle parti, ma insomma, sulla qualità di questa Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy non potevo avere chissà quali dubbi, avendo giocato e adorato tutti e tre i titoli all’epoca delle uscite originali. Questo perché è una trilogia che non si limita a riproporre la struttura dei primi titoli ma, approfittando di un cambio al timone che avrebbe anche potuto essere traumatico, ha trovato nuovi stimoli e argomenti per evolversi e maturare.




Shu Takumi, un po’ il John Grisham della visual novel giapponese, storico scrittore e director della prima trilogia e di Apollo Justice: Ace Attorney, il primo titolo della seconda, impegnato nello sviluppo del cross-over Professor Layton vs Phoenix Wright, lascia la serie in mano al trio Yamazaki-Nakamura-Fukada e la serie, con Dual Destinies, cambia definitivamente passo. Uscendo (non del tutto, chiaramente) dalla dimensione parodistica del legal thriller, mantenendo sempre toni scanzonati e squisitamente comedy, il secondo capitolo di questa trilogia comincia a fare paralleli più mirati con la realtà, affrontando i problemi del sistema giudiziario giapponese e imbastendo una vicenda complessa, che racconta di errori giudiziari, innocenti condannati, attentati e intrighi internazionali.

L’ERA OSCURA DELLA GIUSTIZIA

Un capitolo fortemente legato al precedente, che a sua volta inizia in maniera scioccante, con l’eroe della serie, Phoenix Wright, alla sbarra, caduto in disgrazia anni prima, dopo essere stato accusato di aver fabbricato prove false per scagionare un cliente (altro argomento centrale della trilogia) e ora accusato di omicidio. Il coinvolgimento è immediato, c’è poco da fare. Dal mio punto di vista questa collezione va in crescendo, laddove Apollo Justice: Ace Attorney ha il ruolo di collante tra i capitoli precedenti (che trovate comodamente nella Phoenix Wright: Ace Attorney Triogy, uscita qualche anno fa) e i successivi, rimanendo molto interessante di fondo ma forse meno riuscito come amalgama e personaggi (per quelli che sono gli standard altissimi di Takumi), mentre Dual Destinies e, soprattutto, Spirit of Justice stupiscono positivamente. L’ultimo capitolo è un inno alla figura dell’avvocato, all’importanza del diritto alla difesa, elemento fondamentale di una giustizia che possa ritenersi tale.

Ormai un personaggio iconico.

Lo fa ambientando la vicenda nel fittizio stato asiatico del Khura’in, dove la figura del difensore è stata distorta a tal punto da diventare sinonimo di  “complice”, “quelli che aiutano i criminali a farla franca”, portando alla scomparsa della professione dopo l’applicazione di una legge brutale che prevede, in caso di condanna, la stessa pena a imputato e avvocato. Che la figura dell’avvocato sia, a livello populista, vista proprio così, non è certo una novità, e il titolo indaga proprio le cause di questo sentire comune, inserendo il tema in un contesto di tumulti politici (tra rivoluzionari e governo teocratico che guida il paese), e ragionando sul ruolo della religione nella giustizia. Il capitolo più suggestivo e mistico, dove le aule dei tribunali profumano di incenso e i destini degli imputati sono decisi dalle visioni della sacerdotessa Rayfa Padma Khura’in.

Non si va mai sotto ritmo, le fasi di investigazione e processo sono alternate con sapienza, i casi sempre intriganti e le novità di gameplay lo rendono ancora più “action visual novel” che in passato

Per scelta personale voglio scendere poco nel dettaglio, perché ci sono talmente tanti intrecci, colpi di scena e momenti intensi, costruiti giocando con la suspence e l’ironia, che viverli conoscendo il meno possibile è proprio parte dell’esperienza; ma vi dico che la qualità della scrittura è mediamente altissima, rapportata anche alla durata dei giochi (per tutta la Trilogy mettete in conto 100 ore abbondanti, vista anche la presenza di 2 capitoli extra usciti originariamente come DLC, uno ciascuno per Dual Destinies e Spirit of Justice). Non si va mai sotto ritmo, le fasi di investigazione e processo sono alternate con sapienza, i casi sempre intriganti e le novità di gameplay lo rendono ancora più “action visual novel” che in passato. Gli scontri coi procuratori (da sempre star della serie), vere e proprie incarnazioni dei temi affrontati nei rispettivi titoli, sono intensi picchiaduro dialettici, botta e risposta, frecciate, prove e controprove, campi e controcampi gestiti da una regia che rincorre le parole come se il tribunale fosse un campo da tennis. Klavier Gavin, procuratore-rockstar che lavora in aula quasi come hobby, egocentrico e amato dalle folle. Simon Blackquill, personaggio funereo, tagliente come una katana, riabilitato alla professione nonostante la condanna a morte che pende sopra la sua testa.

Il potere di Apollo fa molto “The Mentalist”.

Nahyuta Sahdmadhi, ragazzo prodigio, colto, serafico, meditativo, dal passato misterioso, legato a doppio filo alle vicende della sua nazione, passate e presenti. Gavin a parte, che è forse il procuratore meno riuscito della serie, gli altri due sono personaggi splendidi, scritti in modo tridimensionale, integrati perfettamente nel racconto, con una personalità e un ruolo nelle vicende che si svela gradualmente, facendoceli ora odiare, ora amare e rispettare.

VISUAL NOVEL GAMEPLAY-CENTRICHE, ECCO APOLLO: JUSTICE TRILOGY

Un altro cambiamento consistente, rispetto alla prima trilogia, è la percepibile quantità di gameplay in più che intervalla le abbondanti fasi di lettura. L’abilità di Apollo di percepire i tic dei testimoni, innervositi e a disagio, aggiunge ai confronti uno strato psicologico che verrà poi approfondito in Dual Destinies. Grazie alla presenza della collega Athena Cykes, specializzata in psicologia analitica, e del suo Mood Matrix, una sorta di IA particolarmente evoluta, saremo capaci di rilevare particolari inflessioni nella voce degli imputati e, quindi, dare la possibilità alla stessa di mettere a confronto testimonianze e relative emozioni, cercando di far emergere contraddizioni. Ancora più intrigante è però l’analisi degli ultimi attimi di vita di un defunto, nelle divinazioni di Rayfa in Spirit of Justice. Momenti forti, vissuti in prima persona, da rivivere più volte per scovare dettagli, incongruenze, facendo attenzione anche a suoni e odori che compaiono in sovrimpressione. Grande idea ed esecuzione.

Mentre il potere di Athena fa un po’ “Minority Report” ma in piccolo.

Questi nuovi elementi si vanno a incastonare perfettamente nel classico gameplay della serie, fatto di indagini, deduzioni, contro-interrogatori e colpi di genio che possono ribaltare un processo che sembra già deciso. Ogni caso è diverso dal precedente e si ha sempre la sensazione di essere protagonisti delle vicende, con l’interazione che diventa parte fondamentale del racconto e tiene il giocatore/lettore sempre sulla corda, mai passivo. È anche per questo che i titoli scorrono che è un piacere, fluidificati anche dalla possibilità di abilitare la modalità Storia con la semplice pressione di un tasto, lasciando che il software prenda il controllo, a nostra discrezione e in modo immediato, lasciandogli risolvere gli enigmi più complessi.

Questi nuovi elementi si vanno a incastonare perfettamente nel classico gameplay della serie, fatto di indagini, deduzioni, contro-interrogatori e colpi di genio che possono ribaltare un processo che sembra già deciso

Che si sa, spesso si arriva a sera col 20% delle capacità cerebrali normali. Ad aumentare il coinvolgimento ci pensa poi il restyling generale dei 3 giochi, con Apollo Justice: Ace Attorney che, essendo uscito originariamente su Nintendo DS, beneficia dello stesso stile utilizzato nella Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy, mentre gli altri due, che già giravano su un motore 3D su Nintendo 3DS, sono stati riproposti con risoluzione aumentata e fanno davvero una bella figura. Molto “anime”, coloratissimi, dettagliati ed estremamente appaganti alla vista.

Rivivere l’angoscia delle vittime di morte violenta, in prima persona, fa un certo effetto.

Chiude l’offerta tutta la consistente sezione extra. L’Orchestra Hall parla da sé ed è il luogo dove ascoltare in relax l’imponente colonna sonora della trilogia, riarrangiata e più bella che mai. L’Art Library è invece il posto dove spulciare tutto il materiale artistico che ha preceduto la realizzazione dei titoli, il charachter design, gli sfondi, le illustrazioni e anche i filmati in-game da riguardare a piacere. L’Animation Studio è sicuramente la sezione più bizzarra invece e dà la possibilità, appunto, di pasticciare con le animazioni dei vari personaggi, rivederle, apprezzarle, scegliendo poi il look preferito e l’ambientazione: carino!

In Breve: Alla fine che dire di questa trilogia? È stato sicuramente fatto un ottimo lavoro di riproposizione, i giochi sono belli da vedere e da ascoltare, mentre il materiale originale, quello legato alla scrittura e al gameplay, è ancora quello di altissimo livello che era all’epoca, ovviamente. Certo, probabilmente Apollo Justice: Ace Attorney è il capitolo meno riuscito della saga (ma comunque buonissimo e con dei momenti indimenticabili) e, in generale, la trilogia di Phoenix Wright è probabilmente più memorabile, scritta da uno Shu Takumi in stato di grazia. Dual Destinies e Spirit of Justice, però, rimangono due capitoli splendidi, capaci di trattare temi rilevanti, con leggerezza ma idee molto chiare, costruendo al contempo vicende articolate, tentacolari e misteriose, aggiungendo elementi di gameplay vincenti alla già consolidata formula della serie. Un cast adorabile a cui è impossibile non voler bene, un sacco di extra (DLC compresi) e una quality of life stra-migliorata sono ulteriori punti a favore per questa seconda Trilogy, dedicata soprattutto a chi sta scoprendo la serie in questi anni, ma consigliata anche a chi vuole rivivere queste vicende dopo tanto tempo. Nessuna obiezione, vostro onore!

Piattaforma di Gioco: PlayStation 5
Com’è, come gira: Giocato su PlayStation 5, riempie lo schermo coi suoi colori vibranti, sembra quasi di vedere un anime giudiziario!

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Pro

  • Tre legal comedy con un livello di scrittura altissimo / Gameplay sempre stimolante e coinvolgente / Molto piacevole da vedere e da ascoltare / Modalità “Storia” rilassante e attivabile/disattivabile con un tasto

Contro

  • Apollo Justice: Ace Attorney è forse il capitolo meno riuscito della serie, ma è comunque molto divertente
8.5

Più che buono

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